Descrizione
Uscio e bottega
Luci e ombre di vecchi mestieri fiorentini
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29/01/2022
Corriere Fiorentino
Quando i “bucatai” lavavano in Arno i panni dei signori
di Caterina Baronti
Nell’antica Grecia c’erano gli aedi che tramandavano oralmente i canti epici, ma la storia – si sa – si ripete e infatti, per le strade della Firenze lorenese, proprio come i loro versi, in rima, che li aiutavano a ricordare interi poemi, vi erano i cantastorie. Luciano Artusi e Maria Venturi ci portano alla scoperta dei
«vecchi mestieri fiorentini» in «Uscio e bottega» (Scribo). Allora le città pullulavano di «bucatai» che lavavano al fiume i panni dei signori, di «forzatori»
che si esibivano in prove di forza, o di «navalestri» che trasportavano persone o veicoli da una sponda all’altra dell’Arno. Per quanto riguarda il palato, ci si poteva divertire mangiando le ciambelle di farina, uova e anaci dai «buccellatai», o l’olio comprandolo dall’«oliandolo» oppure, i più poveri, potevano mangiar carne, seppur di bassa qualità, ordinandola al «malacarne».
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