Descrizione
Il peccato di Dante e il ritorno a Beatrice
Chi è veramente Beatrice
Il presente testo propone un’originale interpretazione della figura e del ruolo di Beatrice principalmente nelle opere di Dante e secondariamente nella sua esistenza terrena di uomo e di scrittore. Insieme, infatti, al compito tradizionalmente accettato, all’epoca del poeta, della donna come ispiratrice e iter ad Deum, Beatrice impersona la contemplazione cristiana, non la teologia, non la Chiesa, non la Fede, non la Rivelazione, ma la nuova contemplazione cristiana (della contemplazione dell’Antico Testamento è, invece, simbolo Rachele che siede accanto a lei nel Paradiso dantesco) che condurrà il poeta alla visione di Dio, dopo un percorso sia di rinnovamento morale sia di approfondimento di conoscenza. Nel poema quindi egli ha introdotto una nota autobiografica e personale, che forma uno dei temi di questo lavoro. Concependo il suo viaggio anche come un ritorno a Beatrice, come il ritrovamento della donna amata della Vita Nova, che lo solleverà dalla cima del purgatorio alla visione del paradiso, Dante vuol rappresentare il percorso attraverso le prime due cantiche come l’espiazione di una colpa, simbolizzata appunto dall’abbandono di Beatrice, la nuova contemplazione, quella cristiana. Questa duplice, personale e innovativa visione di lei emerge dall’esame di passi del Convivio, puntualmente e ripetutamente; in molti passaggi dei canti conclusivi del Purgatorio e in moltissimi del Paradiso; tuttavia è già presente anche nella Vita Nova, seppure in modo meno evidente e benché Dante stesso lo affermi, ma si va chiarendo maggiormente mentre egli procede nel suo cammino di uomo, di poeta e di credente.
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